La Sicilia è da sempre stata un crocevia di culture, perciò non stupisce sapere che l’arte della vinicoltura risale ai tempi dei Fenici e si è evoluta di secolo in secolo, dando vita a una lunga tradizione di vini siciliani.
Attestazioni delle prime coltivazioni professionali di vite sono state riscontrate a Naxos, dove i primi coloni greci iniziarono a produrre il vino per celebrare il culto di Dioniso. Da lì a poco tempo la Sicilia è divenuta sia importatrice che esportatrice di questa preziosa bevanda.
Alla tavola di Giulio Cesare, per esempio, giunse il Mamertino. Plinio esaltava i bianchi di Sicilia, come il Catarratto e il Carricante. E anche se a un certo punto le invasioni barbariche e le dominazioni arabe provocarono una battuta d’arresto, a partire dal Quattrocento le produzioni ricominciarono, con vini leggeri e aromatici provenienti da Catania, Palermo, Trapani e Pantelleria.
Nel Settecento l’industria enologica siciliana si affermò grazie al Marsala e successivamente si espanse con il Passito di Pantelleria. Dal 900 in poi si è riscontrato un altro passo avanti con l’arrivo di vitigni d’uve internazionali come Merlot, Cabernet Sauvignon e Chardonnay e con la coltivazione di uve rosse autoctone come il Nero D’Avola.
Proprio il Nero D’Avola rappresenta il vitigno autoctono a bacca nera più celebre e apprezzato della Sicilia: il suo colore è rosso rubino e ha un sapore corposo, con sentori di bacca, di ciliegia, prugna e note speziate. Tra gli altri apprezzatissimi vini rossi si trovano il Frappato, Nerello Mascalese e il Perricone (detto anche Pignatello).
Per quanto riguarda le uve a bacca bianca, il vino più noto e apprezzato a livello internazionale è lo Zibibbo, con cui si producono i vini dolci migliori d’Italia: quelli di Pantelleria, ovvero il Moscato e il Passito di Pantelleria. Tra le autoctone a bacca bianca più amati inoltre troviamo Inzolia, Grillo, Grecanico, Catarratto e Carricante.







