Come in molte altre regioni italiane, in Abruzzo è molto diffusa e praticata con successo la viticoltura, sia collinare che montana.
La storia vinicola dell’Abruzzo
Si hanno testimonianze che già all’epoca romana la vite e la produzione del vino erano presenti in territorio abruzzese, come narra Polibio descrivendo la battaglia di Canne e le gesta del vincitore Annibale.
Numerose opere successive, attribuite ad autori diversi, menzionano più volte i vini abruzzesi, tanto che fin dall’Ottocento si identifica il vitigno Montepulciano come il simbolo del settore vinicolo del territorio. Insieme ad esso si citano altri famosi vitigni quali Passerina, Montonico, Verdicchio, Malvasia, Aleatico e altri.
In seguito alla rovina causata dalla filossera, un parassita che distrusse tutti i vitigni d’Europa, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento si dovette provvedere alla ricomposizione del patrimonio vinicolo anche del territorio abruzzese.
Da quel momento, ovunque prese il via la rincorsa al profitto a discapito della qualità e solo nella seconda metà del ‘900 si ritornò a concentrarsi sull’eccellenza.
I vitigni dell’Abruzzo
Grazie alla permanenza nel territorio di alcune specie autoctone, in Abruzzo si è potuta sviluppare la valorizzazione di diversi vitigni pregiati, a partire dal già citato vitigno Montepulciano (da non confondersi con la città medievale toscana, anch’essa peraltro nota per i suoi vini).
Il vitigno Montepulciano costituisce anche la base di certi vini marchigiani e molisani, caratterizzandosi per un’elevata resistenza ai parassiti, nonché per il deciso colore rosso dovuto alla presenza di polifenoli come il tannino e l’antociano.
Altra specie autoctona dalle caratteristiche molto particolari è il vitigno Montonico, che viene coltivato alle pendici del Gran Sasso e beneficia dell’escursione termica delle temperature della zona.
Così come i precedenti, il vitigno autoctono a bacca bianca la Passerina, in assemblaggio con il Controguerra bianco Doc e col Controguerra Passerina Doc, si è fatto strada con ottimi risultati.
Appartenente alla famiglia dei Trebbiani, il vitigno a bacca bianca Trebbiano d’Abruzzo è noto per la sua acidità e per la menzione, all’interno del ceppo d’appartenenza, da parte di Plinio il Vecchio come “Vinum Trebulanum” (vino di fattoria).
Nella provincia di Chieti si coltiva il Cococciola, un vitigno a bacca bianca e grossa, anch’esso autoctono abruzzese e caratteristico dei comuni di Villamagna, Vacri e Rocca San Giovanni.
Dal vitigno Pecorino, leggendariamente definito il vino dei pastori e autoctono delle Marche con successiva diffusione nell’Abruzzo, si ottengono vini di elevata qualità prodotti in purezza.
Come in ogni regione dell’Italia centrale, si coltiva anche l’immancabile vitigno a bacca nera Sangiovese, il più coltivato in assoluto nel territorio italiano.
Di origine probabilmente etrusca, il Sangiovese si sarebbe diffuso in Abruzzo a partire dalle zone a nord del Tevere e a sud dell’Arno.
Vini internazionali
Nelle coltivazioni vinicole abruzzesi, non mancano inoltre vitigni internazionali come Chardonnay, Pinot bianco e Pinot grigio, Merlot, Cabernet franc e Cabernet sauvignon.
In Abruzzo, i vitigni a bacca nera predominano nei confronti di quelli a bacca bianca e tra quelli sopra menzionati, i più coltivati sono in ordine: Montepulciano, Trebbiano toscano, Trebbiano abruzzese e Chardonnay.
Nelle disciplinari delle denominazioni di origine della regione Abruzzo figurano 8 vitigni: Cabernet Sauvignon, Cococciola, Montepulciano, Montonico bianco, Passerina, Pecorino, Regina e Trebbiano Abruzzese. Tra le denominazioni d’origine la più famosa è la Montepulciano d’Abruzzo delle Colline Teramane DOCG.






