Tra i vini più importanti d’Italia si annovera l’Amarone della Valpolicella, un rosso dal sapore intenso e corposo, con evidenti note di frutta passita. È considerato il più pregiato dei vini veronesi, anche per la sua capacità di superare egregiamente i vent’anni di conservazione.
L’Amarone della Valpolicella viene spesso etichettato come vino passito. Si tratta di un’etichetta che non è scorretta ma che può trarre in inganno i meno esperti. Difatti non si tratta di un vino amabile o dolce, ma di un passito secco con astringenza piuttosto marcata e acidità percettibile.
Pur essendo parente di uno dei passiti dolci più antichi della storia vitivinicola italiana, il Recioto, se ne distanzia notevolmente. I gradi di separazione tra i due vini sono da attribuire alla fase della fermentazione.
Nel Recioto, infatti, proprio durante questa fase la trasformazione degli zuccheri in alcol viene arrestata. Nell’Amarone, invece, viene portata a secco. Il risultato che si ottiene è strutturato ed elegante, complici i sapori apportati dalle muffe nobili nel corso dell’appassimento, che generano sentori di tabacco e spezie.
L’Amarone proviene da un blend di uve a bacca scura tipiche della Valpolicella: è composto dalla corvina veronese, dalla rondinella e da una piccola percentuale di altri vitigni della zona, sempre a bacca scura. L’appassimento delle uve viene effettuato in graticci chiamati arelle e deve durare fino al gennaio successivo della vendemmia, con grappoli distanziati e mai sovrapposti.
L’affinamento avviene inizialmente in botti di rovere e poi in barriques. Tra vinificazione e imbottigliamento di solito passano almeno due anni e prima della commercializzazione ne passano almeno quattro.
L’Amarone della Valpollicella è il vino ideale per accompagnare la selvaggina e i classici piatti di carne autunnali (dai brasati agli spezzatini), ma può essere anche gustato da solo a fine pasto. È consigliabile versarlo in un bicchiere ampio per percepirne meglio il profumo fruttato e i sapori.







