Un cocktail, degli stuzzichini, un gruppo di amici che si riuniscono prima di cena. Sono questi gli elementi che caratterizzano l’aperitivo, il pre-dinner spesso ormai preferito ad una cena formale sia per incontrare i vecchi amici che per riunioni di lavoro, per ospitare clienti esteri, o per consumare un pasto veloce e leggero quando si hanno impegni per cena.
Nei cinque pasti giornalieri individuati dalla maggior parte delle diete l’aperitivo non trova un posto ufficiale, eppure resta molto diffuso e apprezzato.
Dove ha origine, allora, l’usanza di consumare un drink alcolico accompagnato da piccole porzioni di antipasti prima di cena?
L’usanza di consumare una bevanda ad alta concentrazione di alcool affonda le sue radici nel V secolo a.C. Sembra proprio che Ippocrate, il famoso medico greco, prescrivesse ai suoi pazienti inappetenti un particolare vino, il vinum hippocratum, macerato con foglie di dittamo.
I romani lo aromatizzarono con l’assenzio, salvia e rosmarino per renderlo meno amaro. Dal Medioevo in poi diventa usanza consolidata quella di stimolare la fame utilizzando delle sostanze amare.
L’anno ufficiale della nascita dell’aperitivo così come oggi lo conosciamo è il 1796 ad opera di Antonio Benedetto Carpano, che nella sua bottega di liquori di Torino ha l’idea di miscelare il vino aromatizzato con la china dando vita al vermouth.
Il vermouth diventa il liquore ufficiale alla corte del re Vittorio Emanuele II e per quasi 50 anni resta il vino preferito dalle persone più vicine alla monarchia.
Il primo aperitivo a base non vinosa è datato 1815, ad opera di un signore di Milano che mette in infusione 33 radici ed erbe provenienti da tutto il mondo. Il signore in questione è Ramazzotti, il cui amaro è ad oggi uno dei più apprezzati al mondo, sia prima che dopo cena.
Poco dopo un altro esperto di vini e liquori darà il nome ad una bevanda destinata a diventare la preferita delle donne: è il Martini a base di moscato, nelle versioni bianco, molto dolce, e Dry, con vini più secchi del moscato.
L’Ottocento termina con l’invenzione del Campari, che chiude così il cerchio degli aperitivi “primitivi” alla base degli ampi menù dei bar di oggi. Nel secolo successivo l’usanza di incontrarsi ai caffè e di consumare una bevanda alcolica accompagnata da stuzzichini si solidifica, diventando un rito anche oggi irrinunciabile.