I vini vulcanici nascono da territori dalla storia straordinaria. Territori, cultura e paesaggi modellano le caratteristiche organolettiche di questa bevanda sublime per il palato e l’olfatto.
Da oltre seimila anni il vino accompagna la vita dell’uomo lungo il suo cammino di conquiste. Oggi insieme all’olio, il vino è un alimento caratterizzante della Dieta Mediterranea (riconosciuta patrimonio culturale dell’umanità).
Il vino, sinonimo di conquista del gusto dei popoli dei territori occupati dalla vite, diventa il testimone principe di realtà e territori diversi e variegati.
Il vino diventa protagonista assoluto della tavola e cementa legami ed amicizie
In un momento in cui è forte il processo che porta all’omologazione, la preziosità della diversità dovuta alla varietà dei vitigni, delle tipologie e delle tecniche, è fondamentale.
Stretta ed allungata da nord a sud, mediterranea, temperata, sfaccettata di cultura e antichità, dolce o aspra nelle forme dei rilievi, è l’Italia e la sua geografia rurale e viticola che assume varietà e complessità paesaggistiche uniche al mondo.
Rocce, suolo, clima, altitudine, esposizione, idrografia o copertura vegetale, sono le condizioni strutturali di base dove l’uomo attiva produzioni agronomiche variegate ed uniche che danno vita a pregevoli vini vulcanici.
Come nascono i vini vulcanici
Da tutti questi caratteri, che individuano porzioni variegate di territori, si esprimono oltre alle varietà paesaggistiche uniche ed irripetibili, anche qualità enologiche originali e innovative.
Ne sono un esempio i vini vulcanici, che rientrano nella cosiddetta viticultura eroica.
Dislivelli o salti di quota all’interno dello stesso vigneto o meglio nelle vicinanze di un vulcano, ci può far pensare che impiantare un vitigno sia piuttosto impegnativo. Ma l’intervento sapiente dell’uomo plasma il terreno per la produzione di un prodotto unico.
Fino a 1200 metri sulle lave dell’Etna settentrionale ed occidentale, si trovano varietà sia autoctone, caratterizzanti del territorio, come: il Nerello Mascalese, il Carricante, sia varietà estranee ed impensabili alla coltivazione, come il Pinot Nero e il Riesling.
Diversi vitigni per diversi vini vulcanici
Il Nerello Mascalese: le prime citazioni della sua coltivazione sulle falde dell’Etna sono del 1836 a opera dell’abate Geremia. Il nome fa riferimento alla Contea di Mascali, antico territorio alle pendici dell’Etna, situato tra Giarre e Mascali (CT), probabile centro di diffusione della cultivar.
È un vino rosso elegante, che sembra quasi essere un vino nordico in certe annate, a causa dei venti che si incanalano e raffreddano il clima. Utilizzato per la vinificazione in purezza o assieme ad altre uve, in rosso, dà un vino carico, profumato, con sentori di viola, vinoso, mediamente acido, armonico e gradevole.
Il Carricante, vino bianco antichissimo, particolarmente incline alla produzione, è legato da rapporti di parentela molto stretti con il Sangiovese e prende il suo nome dall’abbondante produttività. Vino anch’esso elegante e ricco di minerali.
Il Pinot Nero, è un vino rosso tipico delle zone della Borgogna francese, con un colore poco accentuato rispetto per esempio ad un Montepulciano, il Pinot Nero anche se risente molto dei cambiamenti climatici e del terreno.
Le caratteristiche dei semi lo fanno assomigliare alle viti selvatiche, insieme alle dimensioni ridotte dei grappoli e degli acini, al sapore speciale del mosto che richiama quello delle ciliegie selvatiche e del lampone.
Il Riesling, originario della Germania è un vino bianco molto raffinato, tipico delle zone argillose e calcaree, ideale per la produzione di basi per vini spumanti di vario linguaggio.
I vigneti di queste aree si presentano poco rigogliosi, disposti a spalliere e le operazioni di cura si eseguono solo a mano. Il clima è caratterizzato da folate di vento forte, contrapposto alla mitezza del suolo vulcanico ed agli effetti termici circostanti.
I suoli ricchi di argille non hanno ristagni d’acqua, ottimo ambiente perché le radici attecchiscano bene e la pianta riesca a superare la siccità estiva.
Tali caratteristiche ambientali si rispecchiano in vini corposi e strutturati, ma al tempo stesso eleganti. Nel caso dei vini vulcanici bianchi, si parla di mineralità.
La mineralità è un descrittore sensoriale, utilizzato soprattutto da parte della stampa anglosassone, che associa questo carattere all’elevata qualità, all’originalità e all’autenticità.






